LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - 2011 -

28.08.2014 20:10

Roma, 10 lug. - Riceviamo e pubblichiamo.  

 

 


Signor Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano, 

dopo l'ennesima perdita sul campo del nostro Esercito, con la scomparsa del giovane collega, la mia coscienza mi ha portato a scriverLe questa lettera.

Ci sono momenti nella vita in cui ognuno di noi, con forza e coraggio, deve denunciare la mancanza di rispetto, o forse sarebbe meglio dire la beffa che sa di oltraggio, che passivamente si deve subire, e che, colpendo una categoria, si riverbera sui singoli individui. 

In questo caso, mi riferisco ai ruoli militari dei Graduati e dei Volontari di truppa, oggetto di ingiuste considerazioni.

Mi sento in dovere di sottoporre alla Sua attenzione, e per Sua intercessione all'intera opinione pubblica, altri aspetti che ancora oggi non trovano soluzione e anzi sono peggiorati con l'attuale governo.

Personalmente, non voglio usare le solite parole di rito nei confronti di un collega scomparso.

Voglio difendere i colleghi in vita, e ricordarli con dignità da morti.

Altri definiscono invece "Eroe" quel collega, come gli altri colleghi che non ci sono più.

Eppure, signor Presidente, quell'eroe è lo stesso che, istruito come professionista, viene impiegato in alcuni reparti italiani in mansioni di manovalanza, pardon, sottoimpiego; quell'eroe, nel suo reparto come in ogni caserma d’Italia, a differenza di altre categorie e dei colleghi pari grado di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, non ha delle mansioni ben chiare e professionali, ma anzi viene deprofessionalizzato, attraverso i dettami cristallizzati in una omnicomprensiva disciplina interna dei servizi, la direttiva 2938 .

Il mio commento, per ragioni di servizio, si deve limitare ad una segnalazione.

Ma in quanto membro nazionale degli organismi di rappresentanza, il Co.Ce.R, ho il dovere morale di battermi perché questo problema sia discusso nelle sedi adeguate.

Da servitore dello Stato, mi rivolgo a Lei in quanto garante dei diritti e della democrazia del paese, nonché quale capo delle Forze Armate. 

Non solo abbiamo casi di sottoimpiego, ma denuncio inoltre gravi discriminazioni di carattere sociale: in alcune basi italiane è fatto divieto a graduati e volontari di truppa di accedere a Organi di protezione sociale presenti in strutture dello Stato che appartengono allo Stato riservate ai soli ufficiali e sottufficiali ,un'articolazione a mio avviso antisociale e disuguagliante che frena la normale evoluzione democratica della nostra forza armata.

Penso che questi gesti ci allontanino da quanto previsto dall'Art. 52 della nostra costituzione.

In tempi di crisi, devo contestualizzare economicamente i problemi che ho esposto.

Si tratta di questioni a costo zero, che non incidono sul bilancio, perché attengono puramente a ciò si chiama dignità, la dignità e la libertà di pensiero citata da un suo illustre predecessore, il Presidente Sandro Pertini, per dire che la loro negazione non ci permette di considerarsi più un essere umano, un militare, un servitore dello Stato.

E' però necessario che menzioni anche quello che economico lo è, come sono i pesanti tagli che seguiranno alla attuale e antisociale manovra finanziaria. 

E' possibile che il ceto medio, gli statali, i militari, poliziotti debbano pagare la crisi del paese,  e coloro i quali questo sacrificio lo impongono rinunciano solo marginalmente ai loro benefici? E' possibile che per quattro anni si congelino gli stipendi e anche gli emolumenti, è possibile che nelle forze armate ci siano giovani vfb e vfp4 che non hanno un futuro certo e sembrerebbe che dal blocco del turn over questi giovani addestrati, preparati professionalmente , e impiegati in teatri di guerra,al loro rientro rischiano di finire in mezzo alla strada? Cosa faranno dopo cinque o sei anni nelle forze armate, passeranno dall'esercito regolare a quello delle mafie per pagare il mutuo. Pur credendo nella coscienza e nell'educazione alla legalità di questi nostri valorosi soldati una piccola parte potrebbero farsi prendere dallo sconforto e dal bisogno e seguire strade sbagliate .

Da ultimo,  signor Presidente, volevo sollecitarla a considerare in coscienza se sia moralmente giusto che nel 2011 i militari non possano costituirsi in associazioni di categoria o sindacali sul modello dei colleghi europei, e che siano assoggettati ad uno strumento che non tutela il delegato alle funzioni rappresentative, limitando così la libertà di pensiero.

La corte costituzionale, interrogata sull’argomento, con la sentenza 449/1999 di fatto non si è espressa, limitandosi a citare l’impatto sulla struttura gerarchica e sulla sua tenuta e delineando una specificità delle Forze Armate rispetto alla smilitarizzata polizia.

Mi chiedo se anche per lei questi argomenti non siano poco persuasivi.

Io sono un cittadino con le stellette , mi hanno eletto per tutelare i diritti del personale pertanto  ho scelto di proseguire e continuare a fare la mia battaglia di democratizzazione della forza armata dal punto di vista sociale all'interno, e mi perdoni se mi sono permesso di rivolgermi a Lei per il solo scopo di chiedere il Suo prezioso intervento in relazione a quanto scritto.

Arrivati a questo punto, non escludo che da parte mia e di altri colleghi, stanchi di tutto questo malessere, non si dia vita, per tutelare la dignità e i diritti del personale, ad iniziative che forse susciteranno clamore nel nostro ambiente, come potrebbe essere, entro  la fine dell’estate, uno sciopero della fame, se nessuno accoglierà le nostre richieste.  

Lo facciamo in onore  dei nostri colleghi in vita che rischiano la vita, i feriti e quelli che non sono tra noi. 

Vogliamo solo dignità

"A nome dei graduati e volontari delle Forze Armate che rappresento a livello nazionale". 
 

Cordialmente, Girolamo Foti (*)

(*) A titolo personale ai sensi dell'Art.21 della Costituzione - Delegato Nazionale del Co.Ce.R Interforze - Sez. Esercito