PROGETTO DI SICUREZZA - PROPOSTA PER IL NUOVO LIBRO BIANCO

05.11.2015 03:53

Relatore : CMCS GIROLAMO FOTI

Delegato COCER X° e XI° Mandato COCER INTERFOZE SEZ.ESERCITO

Delegato COIR DELLE FORZE OPERATIVE TERRESTRI X° E XI° MANDATO

Tel.347.4618595 – www.girolamofoti.it - girolamofoti@yahoo.it

 

PROGETTO SICUREZZA SUD EUROPA

(Riqualificazione dei reparti militari già esistenti al Sud)

 

Il progetto sulla sicurezza non vuole militarizzare il SUD, ne sostituire le forze di Polizia con le Forze Armate, intende però individuare soluzioni per arginare il fenomeno che impedisce la crescita economica del meridione d’Italia e per questo occorre sviluppare idee guida idonee.

 

La conseguente logica di pensiero secondo la quale non ci si può essere sviluppo, lavoro, pace e ordine sociale fino a quando non viene garantita la sicurezza ai cittadini, agli imprenditori, ai commercianti ed a quanti vogliono vivere una dimensione cittadina scremata da ogni distonia di sistema.

 

Quindi si tratta di una proposta che offre una dimensione diversa dell'impiego della nostra forza armata sempre più vicina all'esigenza dei cittadino pur mantenendo l sua specifica competenza in materia di difesa del paese.

Questa proposta può essere un valido contributo al libro bianco della Difesa.

 

  • DIFESA DEL TERRITORIO CONTRO I TERRORISTI A POCHI CHILOMETRI DALL'ITALIA;

     

  • RIPRESA, INCREMENTO E CRESCITA DEGLI INVESTIMENTI AL SUD DA PARTE DEGLI IMPRENDITORI;

     

  • NUOVI POSTI DI LAVORO;

     

Pertanto un maggiore contrasto anche verso l'avanzata nel mediterraneo dei “taglia gola” i feroci terroristi dell' ISIS, ma anche la lotta contro la microcriminalità non può conoscere pause o incertezze.

 

E’ auspicabile che ci sia un intervento delle nostre Forze Armate a supporto delle Forze di Polizia, che non sia una fumosa parentesi provvisoria al fine di porre un freno in un ambito temporalmente ristretto, ma che sia una presenza costante e presente nel territorio evitando di emulare le ronde, a nostro avviso poco incisive per il tessuto dove operare, attraverso la ricollocazione dei reparti militari al SUD, scoraggiando la caratterizzazione provvisoria dell’intervento militare che provocherebbero ulteriori spese di gestione e la ineluttabile poca efficacia nell’azione di prevenzione e contrasto.

 

E’ giunto quindi il momento di ricollocare buona parte del personale al SUD in buona parte in servizio nei reparti militari stanziati al NORD, considerando che le ragioni storiche che imponevano una massiccia presenza nelle zone della frontiera Nord – orientale sono venuto meno ed il simbolo di tale mutamento lo si è avvertito con la caduta del muro di Berlino.

 

Va poi poi evidenziato lo scenario strategico internazionale e la ricerca di nuovi

equilibri geopolitici ci impone di guardare verso le nuove crescenti emergenze con l'avanzata dei terroristi dell' ISIS vedasi in Libia, Siria, Iraq,l’Afghanistan, alcune aree del Maghreb.

 

Va poi tenuto in debito conto anche il continuo sbarco dei clandestini, oltre al traffico di droga e armi interessanti rotte del Mediterraneo.

 

Lo spostamento dei reparti militari al SUD riporterebbe verso le aree di provenienza migliaia di meridionali in divisa.

 

Oltre a garantire maggior sicurezza ai cittadini, ed un miglior impiego delle nostre Forze Armate più in Patria che in giro per il Mondo. tenendo peraltro conto dei costi di bilancio “per eventuali spostamenti di carattere temporaneo” giocoforza migliorerebbe anche le condizioni di vita dei militari che potrebbero tornare a casa propria.

 

Inoltre tale operazione gioverebbe anche all'economia del Sud in gravi difficoltà economiche per via della crisi economica, poiché il rientro di migliaia di soldati, e con essi delle loro retribuzioni,innalzerebbe la domanda di beni e servizi nel mezzogiorno, innalzamento che fungerebbe da volano per le asfittiche economie del SUD.

 

Ci sarebbe altresì una maggiore domanda alloggiativa.

Nelle direzioni sin qui tracciate non va trascurata l’ipotesi di creare diverse basi interforze dislocate in ex aree industriali in disuso,sfruttando ad esempio il patrimonio dei beni confiscati alla mafia.

 

Una proposta pensabile e possibile che dovrebbe coinvolgere le Forze Armate e le Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare con compiti di antiterrorismo, controllo del territorio e contrasto alla criminalità organizzata.

In tale ottica e dentro un percorso di riconversione si offrirebbe ai tanti lavoratori padri di famiglia in cassa integrazione, promuovendo per loro un’utile ricollocazione nell’indotto di cui abbiamo fatto cenno.

 

In questo quadro generale non può escludersi la presenza del Corpo della Protezione Civile che abbia precisi compiti istituzionali ed in particolare in difesa del territorio, dell’ambiente, del patrimonio storico – architettonico, e interventi in occasioni di calamità naturali.

 

Ciò al fine di evitare la personalizzazione di attività che hanno la necessità operativa di essere sviluppate secondo logiche di Corpo, all’interno di una gerarchia, individuando, a maggior forza, ruoli funzioni e categorie.

Nella seguente ipotesi troverebbero utile collocazione i volontari in ferme prefissate, nonché riservisti, che non trovano riscontro alle proprie richieste di prosecuzione di carriera nelle Forze Armate, sfruttando la loro preparazione e professionalità. In questo modo si ha una costante presenza sul territorio di personale con compiti di tutela e prevenzione, senza che si debba ricorrere in maniera episodica e dispendiosa a forze e corpi che di vola in volta vengono distolti dai propri impegni istituzionali.

 

Rileggendo l'attuale “libro bianco della difesa”, conferma la necessità di revisione dell'attuale modello difesa spostato verso l'euro mediterraneo per via dell'attuale cambiamento degli scenari geopolitici e l’instaurarsi di aree (dall’Iraq al Libano etc.).

 

ANALISI TECNICA

LEGAME SICUREZZA E SVILUPPO


Legame “SICUREZZA/SVILUPPO”, è un idea italiana, nasce dalla necessità di sostenere il Mondo produttivo del lavoro meridionale e la qualità della vita.
Contrastare la criminalità organizzata, radicata nel Sud, i suoi prestanome ed i fiancheggiatori.

La criminalità che disciplina il commercio, fa di ogni prospettiva di crescita economica occasione di arrochimento illecito, favorita da una classe politica sprecona , in parte collusa.

 

NON CI STANCHIAMO DI RIPETERE CHE “LE MAFIE”:

  • IMPONGONO LA TASSA DEL RACKET;

  • ESERCITANO UN CONTROLLO SUL TERRITORIO, TRASMETTENDO INCERTEZZA,PAURA,SOTTOMISSIONE ALLA POPOLAZIONE;

     

  • IMPONGONO LE LORO FORNITURE (SPESSO CON PRODOTTI DI SCARSA QUALITA' CON POSSIBILI RISCHI PER LA SALUTE DEI CONSUMATORI, AD ALTISSIMI COSTI).

     

  • CONCEDONO PRESTITI A TASSI USURAI;

 

  • CONTROLLANO UNA PARTE DEGLI APPALRTI PUBBLICI;

     

  • CORROMPONO LE AUTORITA' ISTITUZIONALI E POLITICHE;

     

  • RICICLANO IL DENARO SPORCO;

     

Tutto questo rallenta il progresso nel Sud, gli investimenti e soprattutto l’occupazione: Le mafie sono ben consapevoli che in questa maniera possono controllare le masse,diventando punto di riferimento nel territorio per trovare manovalanza da inserire nei loro loschi affari.

 

Ma il vero problema è la rassegnazione dei cittadini, la sfiducia dell’imprenditoria verso le istituzioni e la politica la grande assente in un incisiva lotta al fenomeno mafioso altrettanto grande fenomeno urlatrice di una subdola e propagandistica chiacchiera di contrasto al fenomeno mafioso.

 

Siamo concretamente assuefatti a questa cultura dell’illegalità.

 

Pertanto chiediamo una maggiore presenza dello Stato, ben vengano i nostri soldati sul modello dell'operazione “VESPRI SICILIANI”dove i cittadini della Sicilia si sentivano più sicuri.

 

CENNI STORICI “OPERAZIONE VESPRI SICILIANI”

Antefatti (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Vespri_siciliani)

 

Dall'operazione Forza Paris all'operazione Vespri siciliani

Un parziale tentativo di impiego dell'Esercito con compiti di ordine pubblico fu attuato per un breve periodo in Sardegna con l'operazione denominata “Operazione Forza Paris” (luglio 1992), che tradotto significa “Forza insieme”, in occasione del rapimento di Farouk Kassam, ma si era trattato più che altro di un addestramento a pattugliamenti e rastrellamenti in ambienti impervi, possibile rifugio dei fuorilegge. La presenza dell'esercito fu resa necessaria in appoggio alle normali forze di polizia dopo la tragica serie di eventi che insanguinarono la Sicilia agli inizi degli anni novanta del XX secolo, come l'attentato mafioso che aveva provocato la morte del giudice Giovanni Falcone, ucciso anch'egli insieme con la sua scorta nell'attentato del 23 maggio 1992 denominato strage di Capaci. Circa due mesi dopo l'episodio fu seguito dall'assassinio del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta avvenuto il 19 luglio 1982 nella strage di Via d'Amelio.

L'operazione vespri siciliani fu il primo intervento in grandi forze, per ragioni di ordine pubblico, effettuato dalle Forze Armate italiane nel dopoguerra.

L'invio dell'Esercito venne deciso il 24 luglio 1992 dal consiglio dei ministri presieduto da Giuliano Amato.

Dopo accese discussioni parlamentari, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Goffredo Canino, concordò con il capo della Polizia prefetto Vincenzo Parisi, per attribuire ai militari impegnati le funzioni di agenti di pubblica sicurezza. Il coordinamento fu affidato ai Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza guidati dai prefetti, e con la partecipazione di un ufficiale dell'Esercito[1].
Il 25 luglio 1992 i primi reparti furono impiegati a Palermo, con 300 paracadutisti della Brigata Folgore atterrati all'aeroporto di Punta Raisi.

Il 14 agosto operavano in Sicilia oltre 8 mila militari: 1.000 paracadutisti della Brigata Folgore e 500 lancieri del 6º Gruppo Squadroni Lancieri di Aosta a Palermo; 1.800 alpini della Brigata Julia a Enna, Ragusa e Siracusa; 1.500 soldati della Brigata Aosta a Catania e Messina; 800 bersaglieri del 23º Battaglione Bersaglieri e altri 1.500 soldati della Brigata Aosta a Trapani, mentre 1.800 soldati della Brigata Friuli ad Agrigento e Caltanissetta. Militari che svincolavano da tutta una serie di servizi i 24 mila uomini delle forze dell'ordine in servizio in Sicilia[2].

Nel 1994 in turni di 6/7 mila uomini, avevano già prestato servizio 45.000 militari dell'Esercito, appartenenti a quattordici diverse Brigate.

 

COMPITI

Trasferimento dei principali mafiosi detenuti dal carcere di Palermo ad altri istituti di pena italiani;

  • Protezione delle persone impegnate in prima linea nella lotta contro la criminalità organizzata;

  • Rete di sorveglianza fissa e mobile per la protezione di obiettivi sensibili

  • Perquisizioni, pattugliamento dei quartieri cittadini e rastrellamento del territorio;

     

 

  • Istituzione posti di blocco sulle strade di tutta l'isola;

 

BILANCIO

L'operazione colpì duramente l'operatività della attività criminale della mafia e consentì l'arresto di numerosi boss come Salvatore Riina, Salvatore Biondino, Raffaele Ganci, Benedetto Santapaola, i fratelli Graviano, Leoluca Bagarella, Giovanni Riina, Giuseppe Monticciolo, Giovanni Brusca, Michele Mercadante, Pietro Aglieri, Gaspare Spatuzza e Salvatore Gricoli.

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PROPOSTA “RICOLLOCAZIONE DEI REPARTI MILITARI AL SUD” GIA' AVVIATA DALL'ORGANO CENTRALE DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE .

COCER INTERFORZE X° MANDATO

 

Con la delibera n.09/2010 Il COCER ESERCITO X° MANDATO approva ad unanimità il documento che tratta una relazione sull’indagine conoscitiva relativa alla condizione del personale militare presentato in occasione dell’audizione dei Rappresentanti del COCER presso la IV Commissione Difesa del Senato del'11 Febbraio 2010. A pag.39 del documento consegnato in Commissione difesa, riportava quanto segue: La necessità di portare più al sud possibile l’attuale dislocazione delle strutture delle Forze Armate ed in particolare dell’Esercito, per raggiungere vari risultati. Sotto un profilo operativo il cambiamento degli scenari geopolitici e l’instaurarsi di aree (dall’Iraq al Libano etc.) o situazioni di crisi (sbarchi clandestini, traffico di droga, problemi di sicurezza interna nel contrasto alla criminalità organizzata etc.)indicano con chiarezza il sud come l’area di maggiore provenienza della minaccia. Peraltro, il provvedimento conferirebbe anche una maggiore presenza dello Stato nelle Regioni meridionali finalizzata sia ad una più tempestiva e aderente possibilità di intervento istituzionale, quale significativa strategica risposta alla citata criminalità, sia per aumentare il consenso sociale. Inoltre, contestualmente sarebbe offerta l’opportunità per molto personale di ritornare vicino ai luoghi di origine con il risultato che parte delle esigenze il cui soddisfacimento è oggi chiesto all’Amministrazione verrebbe automaticamente assorbito e il personale avrebbe una migliore qualità della vita. Ci si riferisce in senso generale al minore costo della vita al sud ed in particolare alla molto probabile disponibilità di un alloggio di proprietà nonché all’assistenza di genitori / parenti verso il nucleo militare e viceversa, specie ad esempio in assenza di uno o entrambi i coniugi per missioni,servizio etc.).

Documento ripreso della CTG.D “Graduati e Volontari di Truppa” del COCER INTERFORZE XI° MANDATO : “Analisi delle proposte emendative agli schemi di Decreti legislativi attuativi della legge 244”,del 31/12/2012 (Stralcio del documento relativo al punto che tratta la ricollocazione dei reparti militari al Sud).

Sotto un profilo operativo, il cambiamento degli scenari geopolitici e l’instaurarsi di aree (dall’Iraq al Libano etc.) o situazioni di crisi (sbarchi clandestini, traffico di droga, problemi di sicurezza interna nel contrasto alla criminalità organizzata etc.) indicano con chiarezza il sud come l’area di maggiore provenienza della minaccia.

Un provvedimento, volto a ricollocare Enti/Reparti nell’area del Sud Italia, conferirebbe anche una maggiore presenza dello Stato nelle Regioni meridionali finalizzato sia ad una più tempestiva e aderente possibilità di intervento istituzionale, quale significativa strategica risposta alla citata criminalità, sia per aumentare il consenso sociale. Inoltre, contestualmente, sarebbe offerta l’opportunità alla maggioranza del personale appartenente alle Forze Armate di ritornare vicino ai luoghi di origine. Con il risultato che parte di forme di tutela, oggi chieste all’Amministrazione, verrebbero automaticamente assorbite e si riuscirebbe a garantire una migliore qualità della vita.